IL GIUBILEO DELLA SPERANZA
“Sostenuto da una lunga tradizione e nella certezza che questo Anno Giubilare potrà essere per tutta la Chiesa un’intensa esperienza di grazia e di speranza, stabilisco che la Porta Santa della basilica di San Pietro in Vaticano sia aperta il 24 dicembre del presente anno 2024, dando così inizio al Giubileo Ordinario”.

“Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé. L’imprevedibilità del futuro […] fa sorgere sentimenti a volte contrapposti: dalla fiducia al timore, dalla serenità allo sconforto, dalla certezza al dubbio. Incontriamo spesso persone sfiduciate, che guardano all’avvenire con scetticismo e pessimismo, come se nulla potesse offrire loro felicità. Possa il Giubileo essere per tutti occasione di rianimare la speranza”.
Spes non confundit

Dov’è la mia speranza?
Quale grande dono ci viene fatto in questo anno di grazia: la possibilità di riappropriarci della speranza!
La liturgia ogni giorno ci ricorda che siamo un popolo in attesa, ma in attesa di cosa?
Lo sentiamo ripetere a ogni celebrazione eucaristica “nell’attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo!”.
Quante volte dimentichiamo che è questo ciò che noi speriamo, accontentandoci di altre piccole speranze.
Dopo i secoli di grande fiducia nella tecnica, l’uomo contemporaneo non ha più nulla in cui riporre le aspettative, e si accontenta delle briciole, si accontenta di tenere gli occhi bassi e andare avanti, nascondendo la sua paura della morte. Così si ritrova, come Giobbe, a chiedersi dove sia la sua speranza.
I discepoli di Gesù sono chiamati ad annunciare proprio a questo mondo che non tutto è perduto, che la morte non è la grande antagonista da cui nascondersi.
Se andiamo al nocciolo della nostra fede, ciò che davvero dovrebbe contraddistinguere il cristiano è questa speranza, dono per eccellenza dato al credente: “La nostra speranza non si regge su ragionamenti, previsioni e rassicurazioni umane; e si manifesta là dove non c’è più speranza, dove non c’è più niente in cui sperare”.
(Papa Francesco, udienza generale del 29.03.2017).